Ronny Gröner è un insegnante di tedesco nel cantone di Friburgo e responsabile degli scambi linguistici nella sua scuola. Convinto dall'interculturalità e dagli scambi, condivide la sua opinione in questo testo, pubblicato anche nell'edizione di marzo de L'Educateur.


In questo momento cosa c’è di più azzeccato dell’aforisma di Paul Valéry per affrontare il tema degli scambi linguistici?  “L’altro” ci affascina, ci sfida e a tratti ci spaventa. È un elemento costitutivo fondamentale della costruzione dell’identità individuale sin dalla giovane età. Ci consente di confrontarci, di porci delle domande o di sorprenderci. L’interazione con l’altro ci aiuta a farci uscire dal nostro guscio e a superare i nostri limiti. Pensiamo a tal proposito ad Aristotele, che sosteneva che l’essere umano è per natura sociale.

Gli scambi linguistici non contribuiscono soltanto al miglioramento del proprio livello in una lingua straniera, ma permettono anche di vivere un’avventura socioculturale unica e preziosa. Com’è possibile infatti non sviluppare una certa flessibilità quando si interagisce con un perfetto sconosciuto? Un alter ego che per giunta non padroneggia la nostra lingua madre. Carpire l’arte della comunicazione è un esercizio di stile tanto temuto e complesso. Andare oltre la distanza che ci separa dall’altro e sforzarsi quindi di avvicinarsi per conoscersi meglio e convivere. Un’autentica avventura umana che chiama inevitabilmente in causa molteplici capacità in termini di saper fare e saper essere. Una miriade di abilità diverse da far vivere in classe, affinché gli scambi linguistici riescano a compiere perfettamente la loro moderna missione educativa mediante competenze trasversali.

L’incontro «fisico» tra partecipanti rappresenta la conclusione ideale di uno scambio linguistico. Se è vero che al giorno d’oggi il mondo è entrato nell’era del digitale, ciò non toglie che i/le giovani continuino a entusiasmarsi all’idea di incontrarsi «dal vivo». Questo anche se da più di due anni stiamo attraversando un periodo inedito nella storia globale dell’umanità, caratterizzato da restrizioni dei rapporti sociali.

Partecipare a uno scambio significa imparare a tenere conto dell’altro, della sua opinione, delle sue idee, delle sue origini, delle sue tradizioni. In poche parole: della sua diversità. Questo coinvolge anche valori umani come il rispetto, la condivisione e la solidarietà, ma contribuisce al contempo a sviluppare competenze molto concrete come l’organizzazione, la creatività, l’autonomia e l’impegno regolare durante tutto l’anno scolastico.

Com’è possibile non crescere quando insieme al/alla proprio/a docente e ai/alle propri/e compagni/e si prepara un viaggio sia dal punto di vista organizzativo che finanziario? Com’è possibile non provare piacere e riconoscenza nella realizzazione personale di un biglietto di auguri per il/la proprio/a partner di scambio? Per non parlare della gestione dell’attesa di una lettera che deve arrivare per posta. Sperimentare l’emozione di scoprire e rileggere più e più volte un semplice pezzo di carta che si ha tra le mani.

Nel mondo di oggi, spesso descritto come una realtà ipermoderna (basti pensare alle opere di Robert Castel o a quelle di Zygmunt Bauman e alla sua idea di società liquida), la possibilità di imparare a coltivare un legame umano autentico e di assumerne la responsabilità è di fondamentale importanza nella costruzione identitaria del sé. In quest’ottica gli scambi linguistici costituiscono un’esperienza formativa che merita assolutamente di essere vissuta!